Napoletani immaginari

Le solite tarantelle.
Le solite canzoni urlate e poi gorgheggiate e poi di nuovo urlate, una fiera degli eccessi.
Le solite note: quando senti le prime due sai perfettamente dove cadrà la terza.
I soliti accordi in minore, non un cambiamento di tonalità, il pubblico potrebbe rimanere impressionato.
A sentire Gigi D' Alessio il napoletano non si è evoluto molto in questi ultimi cento anni. Sono cambiati di più i pastori del presepe.
Si comporta come se Edoardo e Massimo Troisi non fossero mai esistiti: se Gigi tentasse di pronunciare il loro nome per farsi bello, per favore, abbattetelo.
Nulla è cambiato. La camorra non esiste, viviamo in un limbo di camicette e jeans di tredicenni. I camorristi in fondo, e le frequentazioni di D' Alessio lo confermano, sono brave persone.
Non mi stupisce che piaccia così tanto a Bossi e Berlusconi, questo napoletano d' esportazione senza occhi nè memoria.
Questo avanzo di pulcinella, cacciato dall' ottocento, e capitato per sbaglio nel nostro secolo, con i suoi stornelli tutti uguali e tutti ugualmente inutili.
Ma Pulcinella nell' ottocento aveva qualcosa da dire, Gigi, oggi, che cosa aggiunge?
Forse sfodero il mio secondo passaporto e, Devolution permettendo, emigro in Friuli.
tags:
Politica,
Napoli