Tutti i battiti del mio cuore
Tutti i battiti del mio cuore

Ovvero la strana storia della famiglia di Giuliano Ferrara trasposta in un film.
Tom ( Roman Duris ) è una ex promessa del pianoforte, che, dopo la morte della madre, finisce a lavorare alla compravendita di immobili. Il padre Robert ( Giuliano Ferrara drasticamente dimagrito per ottenere questa parte, e abilmente camuffato da birraio altoatesino, mediante l' applicazione di curiosi baffetti rossastri ) è anche lui un trafficone che lavora nel ramo immobliare. Questo Robert è un uomo che si lamenta in continuazione: inveisce contro gli arabi che non pagano l' affitto, si scontra con un mafioso immobiliarista russo Minskov, sbraita contro i neri giamaicani, portoricani, calabresi, insomma farnetica contro gli immigrati tutti, senza pregiudizi. Il problema, però, è che Robert non si limita solo a questo: ha l' abitudine di mandare il figlio a pestarli con la mazza da baseball o accoltellarli per riscuotere gli affitti, e a volte, quando si sente in vena di arditezze, ci va lui di persona, e quì, scusate la pignoleria, si nota la prima chiara discrepanza con la realtà, perchè il vero Giuliano Ferrara, come tutti sanno, queste cose non le farebbe mai. Intendo, ovviamente, che Giulianone non ci andrebbe mai e poi mai di persona.Poi, bisognerebbe almeno accennare alla presenza della madre del ragazzo, che, non si vede se non in una foto, perchè è data per morta da una decina d' anni, molto prima dell' inizio del film, ma domina ugualmente, con il suo ricordo, l' intera scena. E' da notare che i colori della foto, ritraggono senza ombra di dubbio, le sembianze della tenace e combattiva Oriana Fallaci ( cui un gruppo di intellettuali neo-con ha giustamente proposto di assegnare l' oscar per la migliore interpretazione fotografica di sempre). Io, comunque, il sospetto che Oriana fosse morta da una decina d' anni lo avevo già prima di vedere questo film, solo che, quella donna è fatta così: è troppo orgogliosa per ammetterlo.Insomma l' esistenza di Tom scorre piatta e monotona tra un pestaggio ad un barbone, manganellate ad una famiglia di sfrattati, raid notturni nei palazzi occupati abusivamente, spettacolari invasioni di miriadi di topi abilmente organizzate da lui ed i suoi compari: insomma con i due genitori che si ritrova, noiosa routine. Non fai in tempo ad abituarti a questa sgangherata realtà, che, la Musica ritorna dirompente nella vita del ragazzo, attraverso la figura di un ascetico impresario amico di famiglia, e tutto prende improvvisamente a rifiorire. Lo stesso protagonista, allora, subisce quasi una mutazione fisica: si trasforma gradualmente in Tom Waits con sigaretta in bocca e bicchiere di uischi accanto al pianoforte. Rimane in piedi, sempre più traballante, il legame con il suo lavoro passato, ma è come una corda che si tende, sino inevitabilmente a spezzarsi.Questo film è molto bello. Niente da dire. Oddio, ad essere proprio pignoli, ci sarebbe un appunto da fare.
Ecco, il film in realtà era un cortometraggio, questo era indicato a chiare lettere nella sceneggiatura iniziale, ma purtroppo, nè il regista nè il montatore se ne sono accorti. Pero, vi assicuro che se attaccate i cinque minuti finali, ai cinque minuti iniziali ottenete un film breve e perfetto ( e, cosa sorprendente, non notate neanche il taglio!). Anzi, fate così, vedete solo i cinque minuti iniziali. Perchè dopo di essi, avrete già la netta percezione di come finirà la storia, e vi assicuro, non vi sarete sbagliati di una virgola. Certo, forse perderete la scena di un raid notturno nelle abitazioni degli immigrati, in cui una telecamera ubriaca rifà il verso a RealTv ed ottiene l' insperato effetto di risultare ancora più noiosa delle immagini del programma televisivo. Certo, forse, non vedrete la sequenza in cui Giuliano Ferrara fa finalmente la fine che si merita. Poco male, risparmierete il tempo per andare nella sala accanto e vedere Lord of War, che quello sì, è un film da vedere. Comunque, se proprio volete saperne di più su questo film visitate quì, ma secondo me, è meglio di no. tags:
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