Per il viaggiatore solitario, o in compagnia di un gruppo di rumorosi amici, che si trovasse a passare dinanzi ad un cinema che, con luci dai mille colori sgargianti, ancora presentasse in bella vista la locandina di "The Island", è saggiamente consigliato far finta di niente e procedere verso il più vicino bar. Nel caso contrario, il nostro viaggiatore dovrebbe attendere ancora due ore e mezzo, passati per lo più in stato di sonnolente incoscienza, prima di poter gustare lo sperato caffè.
Se in Blade Runner, bastava una pioggia battente e delle insegne al neon per suggerire scenari futuristici, al contrario, in questo film, il regista sente la innata necessità di spiegarvi tutti i dettagli della vita futura. Lo spettatore un pò inebetito si sorbisce: una video telefonata di cinque minuti da cabina Microsoft, un combattimento virtuale in discoteca Xbox, dieci minuti di conversazione con un iper-cellulare Nokia. Probabilmente comparirà negli extra del Dvd la scena in cui il clone di Ewan McGregor intrattiene una discussione su Kant e la filosofia del novecento, con uno sciacquone del cesso Mitsubishi, e quella in cui Scarlet Johansson parla di teologia con il vasetto di crema depilatoria Sony.
Sarebbe stato un bel film, senza queste lungaggini promozionali? Il viaggiatore ed il suo gruppo di amici, riaccese le luci in sala, malgrado ancora inebetiti, tendono a reagire fiondandosi rapidamente fuori dal cinema sino a raggiungere il bar cercato, ordinando e tracannando, non un semplice caffè, ma almeno tre Marguaritas per dimenticare.